Pillole di storia
Le origini di Laterza sono antichissime: nel 1965 furono ritrovati i resti di una necropoli risalente al 2000 a.C. testimoniando la presenza di insediamenti dell’epoca della Magna Grecia, e successivamente dell’età romana; i reperti sono oggi custoditi nel museo archeologico di Taranto e nel museo archeologico di Matera.
A quest’epoca risale una delle ipotesi, la più romanzata, dalle quali deriva il nome di Laterza: i Cretesi sconfitti dalla guerra con i Micenei fuggirono dalla loro terra per rifugiarsi in questo angolo di territorio e proprio qui fondarono una colonia in onore di Laerte, padre di Ulisse e re di Itaca.
L’abitato, in origine appartenente al comune di Matera, sorse intorno all’anno 1000; successivamente passò sotto il dominio longobardo-beneventano, normanno, svevo e angiolino. Nel 1292, il feudo laertino fu connesso al principato di Taranto e a questo periodo risale la costruzione del Palazzo Marchesale con portale datato 1393. Nel 1463, il principato di Taranto venne incluso nel regno di Napoli e nel 1541, Pietro Antonio d’Azzia ottenne il titolo di marchese di Laterza, titolo che nel 1655 passò alla famiglia Perez-Navarrete, che lo detenne fino al 1806, anno in cui furono aboliti i diritti feudali e la cittadina passò al regno borbonico. Successivamente, entrerà a far parte del Regno d’Italia.
Il Palazzo Marchesale
Tra il 1292 e il 1463 il feudo di Laterza apparteneva al principato di Taranto; furono anni caratterizzati da dure lotte tra i laertini e le vicine Città di Matera e Castellaneta. Nel 1393, per proteggersi dagli assalti, i feudatari di Laterza decisero di costruire il castello, successivamente distrutto per far spazio al nuovo.
Del vecchio castello tarantino di età magno-greca sono ancora visibili un tratto dell’antico fossato, le mura merlate che proteggevano a nord l’antico “castrum de tertia” (a sud la gravina offriva una difesa naturale all’abitato) ed un cunicolo che terminava nella gravina, permettendo così la fuga dal castello.
Nel 1546 Giovanni Battista I D’Azzia divenne marchese di Laterza e decise di trasformare il castello in un palazzo residenziale tardo rinascimentale, il Palazzo Marchesale che oggi ammiriamo.
Nel cortile interno è ancora visibile l’affresco raffigurante Sant’Anna, scelta dovuta ad Anna Capece, moglie di Nicolò Perez-Navarrete, ultimi marchesi di Laterza fino al 2 agosto 1806.
Nel 1986, il Palazzo fu ceduto al Comune di Laterza, intervenuto negli anni con lavori di recupero e restauro convinto dell’importanza che una tale struttura riveste dal punto di vista storico-architettonico e turistico.
Il Palazzo è oggi sede del MuMa, Museo della maiolica laertina.
La Gravina di Laterza: la Regina del Parco Naturale
La Gravina di Laterza è uno dei più grandi canyon d’Europa e, di conseguenza, la più grande del Parco Naturale delle Gravine a cui aderiscono 13 Comuni della provincia di Taranto.
La Gravina, un unicum in Italia, si è originata dall’erosione delle rocce su preesistenti fratture e per l’innalzamento dei continenti: costituita da muraglioni di roccia e pareti liscie di calcare bianco, ideali per attività come il free climbing.
Lunga 12 km, larga 400 mt e profonda oltre 200 mt, rappresenta un’oasi vegetale e naturale per numerose specie protette come l’avvoltoio Capovaccaio, il falco grillaio, ma anche istrici, tassi, volpi, cinghiali e diverse specie di rettili e anfibi. Non a caso la Gravina ospita un’Oasi protezione della fauna gestita dal 1999 dalla LIPU, Lega Italiana Protezione Uccelli.
Lungo le pareti rocciose e al loro interno, l’enorme disponibilità di grotte, cunicoli e la roccia calcarea facilmente scavabile, hanno permesso nel tempo all’uomo di creare insediamenti rupestri provvisti di sentieri, scalette, terrazzamenti, oggi sfruttabili dai visitatori per trekking, birdwatching, escursioni in mountain bike, a cavallo o con asini.
La Maiolica
La Maiolica è una particolare lavorazione dell’argilla che dopo la cottura,a differenza della ceramica, viene smaltata e cotta una seconda volta, ciò che le permette di assumere un colore bianco brillante.
Dalle mani di questi abili maestri artigiani prendono forma grandi piatti da parata; albarelli esposti sugli scaffali delle farmacie e delle spezierie; coppe, anfore e alzate.
I manufatti sono dipinti a mano con forme e personaggi fiabeschi tipicamente di colore turchino, come il cielo pugliese.
La Maiolica laertina ha avuto nei secoli un’importanza non indifferente, collezioni meravigliose sono conservate al Victoria and Albert Museum di Londra, all’Ermitage di San Pietroburgo, al Museo di Vienna, al Museo Adrien Dubuochè di Limoges in Francia.
Dal 2015 anche Laterza ospita il suo Museo della Maiolica, il MuMa, ospitato all’interno del Palazzo Marchesale.
Il Centro Storico… e non solo
La magia di Laterza sprigiona il meglio all’interno del Centro Storico: un piccolo borgo costituito da case bianche pitturate a calce. All’interno delle sue stradine ci si può perdere tra la vista panoramica sulla Gravina, le geometrie del Palazzo Marchesale e la Chiesa Matrice San Lorenzo, uno dei primi esempi in Puglia di architettura dalmata che incontra il romanico pugliese.
Il cuore della spiritualità laertina è sicuramente rappresentato dal Santuario Mater Domini, edificato tra il 1736 e il 1753 accanto alla preesistente grotta di Santa Domenica: è questo il luogo in cui avvenne l’Apparizione della Vergine al pastore Paolo Tria nel 23 marzo del 1650.
Accanto alle Chiese “visibili” Laterza è ricca di chiese rupestri: San Giacomo, Cristo Giudice, San Vito, San Leucio… ma il gioiello è rappresentato dalla Cantina Spagnola, un luogo di preghiera divenuto, con la famiglia Perez-Navarrete, luogo di riunioni ed investiture cavalleresche.
Altro esempio di architettura romana visibile a Laterza è rappresentato dalla Fontana Medievale, risistemata nel 1544 dal Marchese Pietro Antonio D’Azzia, costituita da numerosi mascheroni grazie ai quali, durante le calde sere d’estate, è possibile trovare refrigerio.
Enogastronia
Durante il soggiorno a Laterza non può mancare una cena presso una delle succulente rosticcerie dove degustare i zampini (salsicciotti), i njumiredde (involtini di interiora), il marro (frattaglie di fegato e cuore, avvolte nella budella di agnello), la callaredda (carne tipicamente di pecora cotta con verdure selvatiche), insomma a carn o furnidd, la carne cotta all’interno di un forno stretto e alto in cui gli spiedi vengo disposti in altezza.
Il miglior accompagnamento della carne è sicuramente il pane preparato secondo una ricetta antica eppure sempre attuale: acqua, sala, lievito madre e farina di semola rimacinata. Tutto qui, o quasi. Fondamentale è la cottura nei forni a legna, con sola legna di ciliegio e pino, i cui residui vengono eliminati dopo aver raggiunto la temperatura di 400 gradi per far spazio a focacce, panini, friselle (o frise), taralli, biscotti e naturalmente alle panelle di pane…